Leggo libri di montagna e sfide estreme scritti da uomini, racconti che possono sembrare lontani dalla mia femminilità, interesse per la moda, le piccole lussosita’. Libri in cui i protagonisti si raccontano in modo essenziale e maschile, si raffrontano con se’ stessi lasciando tra le righe pillole di essenziale saggezza sulle quali riflettere.
Questo di Manolo racconta della mia Feltre (Bl) dove sono nata e cresciuta, della ricerca di se’ stessi attraverso l’arrampicata e adatto per questo periodo nel quale siamo tutti un po’ sospesi in parete in attesa che questo momento di incertezza “coronavirus” passi.
Manolo, al secolo Maurizio Zanolla. Nato nel 1958, è uno dei protagonisti assoluti di quella nuova arrampicata che ha visto la luce tra gli anni ’70 e ’80. Un protagonista del tutto particolare verrebbe da aggiungere. Un vero caposcuola, visto che ha anticipato e superato molti dei limiti di difficoltà dell’arrampicata moderna. Non a caso qualcuno (si dice Mauro Corona ma anche Heinz Mariacher) lo battezzò il Mago, ovviamente della scalata. Un termine che non compare in questo libro in cui Manolo dà conto della sua esperienza non solo in parete ma anche di vita. Il tutto in 35 tappe-episodi che si concludono nel 1981 con la salita del Il mattino dei Maghi, la visionaria via in Totoga assolutamente impensabile all’epoca (e per molto tempo ancora).
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