Le tendenze moda per la prossima primavera estate propongono abbinamenti di colori: viola, lilla, rosa al verde, panna e altre possibili varianti e composizioni cromatiche.
Tutto bellissimo visto in passerella. Tuttavia rispetto ai colori ho una mia personale idea .
Sono dell’ avviso che i capi colorati debbano essere di buonissima fattura ed i materiali utilizzati debbano essere altrettanto eccellenti, perché altrimenti si rischia, l’ effetto “vorrei ma non posso”. Niente e’ più triste del “colore” copiato dalle passerelle. E ieri ne ho avuto la conferma entrando da Zara dove imperava un tripudio di lilla, viola, rosa che mi ha messo tristezza, perché si percepiva il tentativo di copiare le passerelle in una scala degradante di qualità. No so se riesco a spigarmi… forse no!
Non basta mettere assieme dei capi colorati per essere di tenenza. Più si scende nella scala qualitativa dei capi colorati più si amplifica l’effetto di sembrare dei vasetti di jougurt ai mirtilli o ai lamponi, o peggio delle nostalgiche turiste inglesi. E questo vale anche per gli accessori come borse o scarpe.
Gli stilisti seguono un concetto preciso, utilizzando materiali che valorizzano la tonalità di colore che diventerà di tendenza.
Ho postato alcune foto prese dalle passerelle e qui sotto alcune foto prese dal sito di Zara, riuscite a cogliere da differenza? Cosa ne pensate?
(Zara)
(Zara)
Non so se questa primavera cedero’ al colore. Ho nell’ armadio due camicie in seta che non indosso da anni una lilla ed una viola, ecco forse quelle potrei utilizzarle con un pantalone colorato o un jeans verde militare.
Attendo i vostri commenti. Felice outfit del fine settimana da Lory.
@foto Pinterest/web/zara dal sito
Capisco l’effetto “brutta copia” ….amplificato dal fatto che ultimamante è anche qualitativamente peggiorata.
Grazie Lory
Cecilia ecco hai centrato il punto, la qualità’ e’ peggiorata e tuttavia mi sembra che gli stilisti stiano lanciano un nuovo messaggio a sfavore delle grandi catene ovvero di recuperare i capi di buona qualità’ che abbiamo nell’ armadio. Orami tutto e’ troppo frettoloso nella moda e anche adesso questa tendenza del colore…non lo so… temo che non faccia per me… Lory
Cara Loredana,
premetto che sono minimalista per natura: poche parole nello scritto e nel parlato, rari decori in casa, rifiuto di complicate sofisticazioni in cucina.
A questa “deformazione genetica” aggiungi il generale peggioramento della qualità in molti campi (moda, design, offerta culturale), forse per effetto dell’accelerazione dei ritmi di vita e produzione.
Risultato? Ritorno all’essenziale, forse “mono-tono” ma rassicurante (ho appena letto in rete alcune interviste alla stilista Pupi Solari, la conosci?): nero, bianco, blu, grigio, beige, che poi tanto mono-toni non sono (quante gradazioni di nero, bianco, beige….).
Riservo i tocchi di colore agli accessori (foulard annodato al collo o alla borsa, cinturino dell’orologio che “emerge” dalla camicia azzurra o bianca, calza che “spunta” dalla scarpa…) e lascio a chi se ne intende la creatività di mixare tessuti e tonalità di qualità in libertà.
Buona domenica.
Milena ancora una volta mi ritrovo in tutto quello che con grazia e attenzione mi scrivi. Non conosco la stilista Pupi Solari e adesso andrò a leggere di lei. Io minimalista lo sono diventata nel tempo, anche se mi piace quello che luccica e il rosa che riservo tuttavia a qualche tocco come un piccolo twilly o un bracciale. Un tempo vestivo in modo diverso… ho fatto un post anni fa,dovrei cercarlo… Alla fine vesto sempre di blu/grigio e in estate panna e bianco, ogni tanto forse una camicia colorata. In casa ho tolto molto nel tempo, quadri e ninnoli, cucino in modo semplice, quasi antico… come si faceva una volta quando vivevo in montagna.
Grazie del tuo bellissimo commento. Buona domenica
La differenza?! A colpo d occhio😯 poi dal vivo è ancora più palese…👎bellissimo post hai scritto perfettamente il mio pensiero 😘
la differenza? la fluidità e la ricerca dei tessuti.Ho imparato da mia mamma che lavorava in sartoria se il tessuto non era di qualità non si lavorava il capo, non avrebbe mai garantito la buona riuscita. Ancora oggi quando vado nei negozi la prima cosa che faccio è toccare il tessuto per capire se è di qualità. Purtoppo pochi capi aimè.
Elisabetta hai davvero ragione, oggi sono entrata da H&m e anche se ci sono cose carine che tentano la qualità e’ sempre peggio. Che bello il ricordo di tua mamma che lavorava in sartoria come “ Il paradiso delle signore” buona notte